Nel lontano 1999 in Italia è entrata in vigore la legge n°91, che imponeva al cittadino di dichiarare la propria volontà in ordine alla donazione di organi. La mancata dichiarazione viene considerata quale assenso alla donazione. E’ passato il principio del silenzio-assenso, ed ogni cittadino è un potenziale donatore, salvo esplicita opposizione.
Il problema è che non è stato specificato in che modo il cittadino possa opporsi o meno a tale espianto, visto che dopo 9 anni non vi è alcun sistema per schedare donatori o no.
In pratica tutto è lasciato al caso.
Ma quando si è potenziali donatori?
Per poter essere donatori, tutti gli organi, ad eccezione delle cornee, devono essere tolti dal corpo mentre il cuore batte ancora. Ma se il cuore batte, come si può parlare di cadaveri? I “morti cerebrali” non sono quindi morti!
In questi 40 anni nessun paese ha messo in discussione i criteri di accertamento della morte cerebrale, a discrezione del Giappone, che è uno dei paesi più scientificamente avanzati!
Fu nel 1968, dopo il primo trapianto di cuore per mano di un chirurgo sudafricano, che si diede copertura giuridica al criterio di morte, a seguito del parere della Harvard medical school, che dichiarava: si è morti quando muore il cervello.
Che questa definizione sia stata accettata solo per rendere possibile il procacciamento di organi?
Quello dei trapianti è sicuramente un tema delicato, ma non accetterei mai di farmi trapiantare un organo da un “non morto”, soprattutto senza sapere da chi proviene.
Bisogna pensare che in certe parti del mondo come Sudafrica, Brasile e Medio Oriente ci sono bambini e giovani, che vengono rapiti e uccisi per rifornire il mercato degli organi.
Sull’argomento, ricordo ancora che a Pechino feci una chiacchierata con un ragazzo che lavorava nell’ambito dei diritti umanitari, che mi confermava come in certi ospedali cinesi ci siano dei numeri di telefono specifici in cui si può “ordinare gli organi”!
Sembrerebbe che in Cina sia molto attivo il “turismo degli organi”, e sono i detenuti a morte delle carceri cinesi, che fanno da donatori.
Purtroppo c’è anche questa realtà, anche se poco conosciuta, ed in virtù di questo oso chiedere: che senso ha togliere la vita di un individuo per salvarne un’altra?
Tornando al tema della morte celebrale, personalmente ritengo molto controversa la posizione della Chiesa, che afferma che “donare gli organi è una cosa buonissima”. Ma come si può affermare questo se l’espianto avviene mentre le funzioni cardiache sono ancora attive? Non è in contraddizione con la difesa estenuante del valore alla vita, in relazione alle tematiche dell’aborto?
Resta chiara una cosa, sono contrarissima a questa regola del silenzio-assenso, perché in questo caso all’individuo viene tolta ogni libertà, ed è lo Stato a regolare cosa fare del suo corpo in caso di morte cerebrale.
Ed io personalmente, in mancanza di un sistema che regoli chi vuole essere donatore e chi meno, preferisco per dire ora: No! Non i MIEI organi!
>Mi piace il tuo blog. E ‘stata una piacevole sorpresa. Sono un sociologo del Portogallo e ha vinto un nuovo ammiratore. È inoltre possibile, in visita mi http://sociologiaparaprincipiantes.blogspot.com/ Saluti Paulo Goncalves