In un monastero a fare meditazione zen

Questo è un momento un po’ particolare della mia vita.
Sono stata per anni a cercare costantemente di fare più cose contemporaneamente, occupando ogni minuto ed ogni istante della mia vita.
Ed ora, per la prima volta, ho deciso di fermarmi e di non proiettarmi nel futuro, ma di vivere il presente.
Fino al 1 Luglio ho deciso di concedermi una vacanza. Ho deciso di fare solo ciò che voglio, ho deciso di non farmi schiavizzare dal lavoro, ho deciso di pensare solamente a me.
Ho bisogno di fermarmi e di riacquistare un po’ dell’equilibrio perso.
Sento che non sono ancora libera di volare, ed ho bisogno di capire. Cosa ancora non lo so.
Ho finito il mio Master&Back il 22 Aprile, e per purificarmi dai 6 mesi di stress-nervoso ho deciso di rinchiudermi per una settimana in un tempio buddista a fare meditazione Zen.
La vita lì era molto diversa dal solito e mi sono ritrovata a seguire dei ritmi cui non ero consona, e che non mi sarei mai immaginata di vivere.
Sono arrivata nel monastero dopo 6 ore di viaggio, con un treno che mi ha portato a ShiJiaZhuang e con un bus fino a ZhaoXiao, un piccolo paesino sperduto dove si trova il tempio di BaiLin. Sono partita da sola e non sapevo cosa mi aspettasse, non sapevo neanche se fosse stato possibile vivere all’interno del monastero e assaporare da vicino la vita di queste persone.
In un foglio mi è stato scritto quello che avrei dovuto fare: sveglia alle 4.30 del mattino; funzione religiosa alle 5.00 seguita dalla colazione; pranzo alle 11.30; lezione pomeridiana alle 16.20 seguita dalla cena; seduta di meditazione alle 19.00, ed infine a letto alle 9.00.
Per me la parte più difficile è come sempre lasciare alle spalle i comfort ed i vizi di ogni giorno. Non si poteva certo scegliere cosa mangiare.
Durante i pasti ci si riunisce tutti in una grande sala con dei tavoli allineati su diverse file in cui i maschi siedono sulla destra, e le donne sulla sinistra, gli uni di fronte agli altri. Apparecchiate ci sono 2 scodelle e le classiche bacchette cinesi. Nessuno parla, ci si siede composi, e prima di iniziare il pasto si sta a mani giunte ringraziando in questo modo del cibo che si riceve.
Delle persone distribuiscono il mangiare e ci sono dei gesti specifici per indicare che si vuole avere una porzione abbondante o meno di cibo.
Se si desidera avere più cibo si uniscono le mani in segno di ringraziamento; per averne meno si mostra la mano con la punta del police unito alla punta del mignolo. Se non si desidera cibo si pone la mano sopra la scodella con il palmo rivolto verso il basso.
Il mangiare è come una preghiera, si assapora con il cibo il momento presente. Il cibo va consumato tutto e se cade qualcosa sul tavolo allora ci si affretta a raccoglierlo e a mangiarlo. Se restano delle briciole o della salsa nelle scodelle vi si versa dentro dell’acqua calda e si beve il tutto.
Se mi avesse visto mia madre non avrebbe creduto ai propri occhi; sono sempre stata molto schizzinosa nel mangiare soprattutto se vedevo delle cose poco pulite, ma decidendo di stare in questo posto ho semplicemente accettato di adattarmi a qualcosa di nuovo.
Una parte interessante del mio soggiorno nel tempio sono state le funzioni religiose. Non avevo mai partecipato a qualcosa di simile ed è stato bello assistervi, prendere parte a quei rituali, vedere ed osservare un qualcosa di diverso.
Ci si riunisce normalmente in un’androne del tempio ed anche qui gli uomini sono sulla destra e le donne sulla sinistra. La cerimonia dura normalmente 1 ora ed è accompagnata da musica e canti (i mantra).
La cosa più difficile per me è stato meditare. Devo essere sincera, non ci sono riuscita. Stare ferma per un’ora nella posizione del semi-loto non era semplice. L’unica cosa su cui riuscivo a concentrarmi era il dolore, e molto spesso, mentre gli altri erano intenti a meditare, silenziosamente e nascostamente, cercavo di trovare una posizione più comoda. Sono quasi convinta che la meditazione non faccia per me, di certo sono ben lontana dal Nirvana! Qualcuno mi ha detto che è solo questione di tempo e di allenamento; io ci tento ancora, poi vedremmo.
Comunque sia è stata un’esperienza molto interessante e sono contenta di averla vissuta, ma nonostante tutto, anche lì, non ho trovato dentro di me la pace che cercavo.

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