I tedeschi dell’Asia

Quando si parla dell’Asia si pensa normalmente alla Cina, e quasi ci si dimentica che quella parte di mondo comprende anche il Giappone.
Il Giappone è una nazione ordinata, tecnologica, in cui il rispetto delle leggi e degli altri è molto radicato nella popolazione. Si dice che i Giapponesi, proprio per questo alto rispetto nei confronti dell’altro, per paura di offendere o di essere scortesi con il prossimo, non sappiano mai dire di NO; sta all’altra persona saper leggere nelle righe se il SI, è un SI reale o meno. Anche il loro modo di ringraziare con il consueto “Arigatò”, accompagnato da vari inchini, è un indice di questo rispetto verso l’altro.

Arrivando in Giappone ho potuto percepire da subito il loro senso di organizzazione e la loro tecnologia: al controllo passaporti la lunga fila di persone era ordinata da 2 arzilli sessantenni, ed ogni persona veniva “schedata” da un ingegnoso apparecchio elettronico che si occupava di scannerizzare le impronte digitali premendo gli indici su 2 tasti, e di scattare una bella foto con l’obbiettivo incorporato. La cosa mi ha divertito tantissimo, così come le toilette dell’albergo in cui si poteva regolare elettronicamente la temperatura della tavolozza e la temperatura dell’acqua per farsi il bidet.

Tokyo mi ha ricordato per certi versi Londra, gli edifici non sono molto alti e le strade sono principalmente a 2 corsie (grossa differenza rispetto alla Pechino di oggi con circa 4 corsie per senso di marcia). Una cosa particolare è gli edifici non non sono attaccati l’uno all’altro, ma sono tutti indipendenti, in modo che in caso di sisma ogni fabbricato abbia la sua “stabilità”.
Le strade di Tokyo sono pulitissime e le persone si muovono ordinate e con regolarità: ad un certo punto mi sembrava di essere nel film “The Invasion” con Nicole Kidman.
Sicuramente una grossa virtù dei Giapponesi è la pazienza. Per attraversare le strade, nonostante non ci sia una macchina, tutti attendono pazientemente lo scattare del verde e non si fanno prendere dalla frenesia di raggiungere quanto prima l’altro lato della strada. In metropolitana, inoltre, non ho visto nessuno che si scagliava furiosamente contro il treno nel tentativo di entrare prima che le porte si chiudessero.
Osservando i nativi del posto non può passare inosservato il loro buon gusto nel vestire: ci tengono tantissimo all’apparenza e sembrano usciti da una boutique di Gucci, Armani o Versace (io con le mie scarpe da ginnastica e jeans quasi mi sentivo a disaggio).

Una cosa che mi ha colpito positivamente è l’attaccamento dei giapponesi alle proprie tradizioni: passeggiando per strada si incrociano spesso delle donnine con il Kimono o Yakuta (abito tradizionale giapponese), ed i templi sono colmi di gente che sta lì per pregare. Per le strade di Tokio ho avuto la sensazione che i giapponesi amino veramente mangiare: non si spiegherebbe in altro modo la presenza di tantissimi piccoli ristoranti in ogni angolo della strada. Il cibo è buonissimo e contrariamente a quanto si pensa, non si mangia solo Sushi. Io mi sono innamorata della “Ramen”, una sorta di zuppa preparata con alghe, verdure e con degli spaghetti lunghissimi (proprio quella zuppa che si vede sempre nei cartoni animati giapponesi).

Vivendo in Cina e visitando il Giappone è impossibile non fare delle differenze. La cultura, le tradizioni di questi due paesi sono così diverse fra loro. Ora capisco perché il giapponese che viene scambiato per un cinese, o viceversa, ti guarda storto. La mia amica giapponese Sho, con una sorta di orgoglio nazionale, mi ha detto: “nonostante la somiglianza fisica, i giapponesi ed i cinesi sono completamente diversi gli uni dagli altri!”
Per secoli il Giappone è stato influenzato dalla cività cinese, specialmente nella scrittura e nella organizzazione burocratica, fino a quando un emissario giapponese si rivolse all’Imperatore dicendo “Io vengo dalla terra dove nasce il sole, mentre questa è la terra dove il sole tramonta!” Da allora fra i giapponesi ed i cinesi non corre buon sangue, possiamo quasi dire che si detestino a vicenda. I cinesi ce l’hanno a morte con i giapponesi a causa della seconda guerra mondiale, e spesso affermano, che mentre i tedeschi si sono scusati per tutte le atrocità compiute durante la seconda guerra mondiale, i giapponesi non hanno fatto altrettanto.
Dall’altra parte i giapponesi non amano i cinesi perché sono incuranti delle buone maniere, sporchi e non rispettosi del prossimo. Nel periodo in cui ero in Giappone i rapporti fra cinesi e giapponesi erano anche un po’ tesi a causa di una partita di Baozi avvelenati (ravioli tipici cinesi) importati dalla Cina, che aveva causato la morte per avvelenamento di alcuni giapponesi.
Ora che la Cina sta diventando sempre più potente economicamente il Giappone si sente minacciato, anche se i rapporti economici tra i due paesi sono apparentemente buoni. Ma il Giappone si guarda comunque alle spalle e diffida non solo della Cina, ma anche della Corea del Nord. Non bisogna dimenticare che nel 2003 un missile nord coreano è stato lanciato nelle acque territoriali giapponesi.

Il Giappone mi è piaciuto veramente tanto e per certi versi lo preferisco alla Cina. Vedendo questo spaccato di mondo, penso che ci sia veramente qualcosa da imparare, anche se è un modello che non è preso spesso ad esempio. Una cosa che ho notato è che nella società giapponese si respira un senso di egualitarismo. I giapponesi stessi vogliono sentirsi gli uguali agli altri, ed anche se uno guadagna il doppio od il triplo dell’altro, dirà sempre che è uguale all’altro.

Approdando in Giappone è come se fossi tornata in Germania. I tedeschi sono noti generalmente per la loro efficienza, correttezza, ordine, pulizia, rispetto delle leggi. Proprio per questa comunanza di caratteristiche, potrei quasi affermare che i giapponesi sono i tedeschi dell’Asia!

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